Roma, Bologna, Venezia, Bruxelles: non è un tormentone estivo

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“Rimpatriati”: la storia di Guglielmo

C’è un momento nella vita di ciascuno in cui bisogna “chiudere gli occhi e chiedersi dove si vuole crescere”. Per me, il rimpatrio è stato un passo naturale e conquistato con determinazione.

Guglielmo

Guglielmo è un ragazzo giovane che sorride perennemente, con le labbra ma soprattutto con gli occhi.

Ha l’aria di essere una persona serena, un uomo risolto e soddisfatto.

Indossa un abito, perché ha appena finito di lavorare ma si vede che gli sta “stretto”.

Si sbottona subito i primi due bottoni della camicia e comincia a rispondere alle mie domande come un fiume in piena, senza mai fermarsi. Ha indubbiamente voglia di parlare e di raccontarsi.

Quando e perché sei spatriato? Che età avevi?

Il mio nome è Guglielmo e sono uno dei tanti giovani che hanno lasciato la propria terra di origine per cercare lavoro altrove. Tuttavia, a differenza della maggior parte delle persone che sono andate via, io ho avuto la fortuna di poter ritornare a casa.

Torniamo indietro di qualche anno: il 14 ottobre 2014 mi sono laureato in Biotecnologie Industriali e Ambientali presso il Dipartimento di Bioscienze e Biotecnologie dell’Università di Bari. Ero consapevole che la fine del mio ciclo accademico avrebbe segnato l’inizio del mio percorso nel mondo del lavoro. Solo due giorni dopo, il 16 ottobre, con una lancia Ypsilon piena di vestiti, cibo (in Puglia non si parte mai senza almeno due scatole di provviste) e la voglia di scoprire cosa il futuro mi riservasse, ho fatto le valigie e sono partito per Roma per frequentare un master post-universitario. All’epoca degli eventi avevo 24 anni. La scelta di lasciare la mia regione d’origine era motivata dalla necessità di proseguire il mio percorso formativo e professionale fuori della Puglia, ma ero anche consapevole che non era un addio definitivo, bensì un arrivederci. E così è stato…

E come è andata a Roma? Vivere nella capitale può essere un’esperienza impegnativa, almeno per me lo è stata…

Roma è nota come la città eterna e non avrei potuto scegliere un luogo più bello per la mia prima esperienza fuori dalla mia terra natale. Tuttavia, bisogna essere onesti, Roma ha i suoi limiti, come problemi logistici e igienici, ma ciò che la rende unica è il suo fascino. Non potevo essere più felice di trovarmi in una delle città più affascinanti del mondo.

La vita però è sorprendente e, pochi mesi dopo il mio arrivo a Roma, sono stato chiamato ad emigrare in un’altra bellissima città italiana: il 10 gennaio 2015 ho fatto le valigie e sono partito alla volta di Venezia, dove ho vissuto per i successivi due anni. Venezia è stata una vera e propria sfida per me, dal punto di vista emotivo, umano e professionale. A tratti ho avuto paura di non farcela, perché Venezia è una città che si ama solo se ci si è nati, altrimenti bisogna imparare ad apprezzarla. Personalmente, ho avuto difficoltà ad apprezzarla, ma, con determinazione, ho affrontato la sfida e alla fine ho imparato ad amarla.

E poi, ecco una nuova destinazione italiana: il 22 febbraio 2017 mi sono trasferito a Bologna

Sarò sempre grato al periodo che ho trascorso a Bologna, poiché questa città mi ha donato molto. Ho amato Bologna e mi sono sentito a casa. Era come se finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo. Ma la vita, l’ho già detto, (ride ndr) è imprevedibile e ci presenta continue sfide, disturbando la nostra routine. Dopo pochi mesi dal mio arrivo a Bologna, ho ricevuto una chiamata per trasferirmi a Bruxelles per alcuni mesi per lavorare presso la Commissione Europea.

Questa esperienza mi ha permesso di apprezzare ancora di più l’Italia. Fortunatamente, sono poi tornato a Bologna, dove ho continuato a vivere fino al 31 marzo 2019.

Insomma tutti questi spostamenti farebbero impallidire Giusy Ferreri e la sua Roma-Bangkok. In tutto questo periodo ti mancava la tua terra natale?

La mia terra, la Puglia, e in particolare Molfetta, sono profondamente radicate nel mio cuore. Sono un animale sociale e amo stare in compagnia. Mi mancava il mio mondo, le attività associative dell’Azione Cattolica, l’impegno politico e il volontariato. Soprattutto, mi mancava casa e il mio cane Lilly. La mancanza di Lilly era per me come un lutto quotidiano. Infatti a un certo punto ho deciso di portarla con me ovunque andassi in Italia e nel mondo. Lilly è stata sempre al mio fianco, come un pezzo di Molfetta tra le mie mani. La sua presenza ha colmato in parte ogni vuoto che sentivo.

Nei tuoi sogni c’era l’idea di tornare? 

Sì, decisamente. Sono partito con l’obiettivo di tornare. Ero consapevole delle mie capacità e sapevo di poter imparare molto nel mondo lavorativo. Tuttavia, ho lottato, sudato e lavorato duramente per poter tornare, anche a discapito di una maggiore gratificazione economica altrove. Ho imparato che ci sono valori che vanno al di là del denaro e che la vita spesso premia chi sa rinunciare a qualcosa in cambio di un bene superiore. Questo è stato il mio caso, poiché ho rinunciato a qualcosa in passato e ho ricevuto una ricompensa esponenziale nel presente. In quel momento sapevo che stavo facendo la scelta giusta e oggi sono felice di aver seguito il mio istinto.

C’è un momento nella vita di ciascuno in cui bisogna “chiudere gli occhi e chiedersi dove si vuole crescere”. Per me, il rimpatrio è stato un passo naturale e conquistato con determinazione. Tuttavia, non avrei mai considerato di tornare in Puglia se non avessi avuto l’opportunità di svolgere lo stesso lavoro in questa regione. Non si tratta di un ritorno a tutti i costi, ma di condizioni specifiche che mi hanno permesso di cogliere le opportunità e di continuare a coltivare i valori che ho imparato durante la mia esperienza all’estero.

Com’è stato tornare?

Era il primo aprile del 2019 quando, a bordo di un treno Freccia proveniente da Bologna, sono finalmente tornato a casa a Molfetta. Rientrare dopo tanti anni è stato come realizzare un sogno che cinque anni prima sembrava impossibile. L’impatto maggiore, ovviamente, è stato il ritorno nella casa paterna, dove dopo tanto tempo di privacy, autonomia e libertà di scelta, ho dovuto nuovamente abituarmi a decidere il giorno prima cosa mangiare per il giorno dopo. Questo cambiamento è stato piuttosto impattante per me.

Ti sei mai pentito di essere tornato?

Assolutamente mai. Non escludo però che la vita non mi riservi altre grandi sorprese. Sono pronto a viverle ma per ora sono felice così.  

Oggi sono meravigliosamente soddisfatto della mia vita che è stata stravolta totalmente da quel lontano 1 Aprile 2019, ma per parlarvi di ciò avrei bisogno di un’altra intervista… Ho una famiglia bellissima che amo profondamente con cui ho intrapreso un nuovo viaggio nel meraviglioso mondo chiamato VITA. 

Rimpatriati è una rubrica dedicata a chi è tornato a casa e a chi vorrebbe tornare ma non ha ancora trovato il coraggio di fare la valigia. La grafica è di Marisa Tammacco.

Valeria de Bari

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