
Museo Fortuny a Venezia, la wunderkammer di un genio visionario
Da qualche settimana è stato riaperto, dopo un attento restyling, il secondo piano del Museo Fortuny a Venezia. Un’esperienza da non perdere!
Mariano Fortuny Y Madrazo è stato un uomo baciato dalle Muse: inventore, scenografo, pittore, ingegnere teatrale, stilista, amante del bello e del genio umano. Quasi impossibile fare un sunto della sua esistenza e delle sue idee, che in molti campi hanno cambiato il corso del sapere umano. Citato da Proust in “Alla ricerca del tempo perduto”, soprannominato “Il Leonardo da Vinci della moda”, nasce da una famiglia nobile, appassionata di arte e collezionista di oggetti ornamentali, soprattutto orientali. Con questa famiglia alle spalle è facile avere successo, penserà qualcuno, e invece il merito è tutto di Mariano e della sua brillante capacità di vedere il futuro come un luogo ameno e inesplorato, da riempire di invenzioni moderne e pioneristiche.
Le creazioni teatrali di Mariano Fortuny
Figlio di un famoso pittore e nipote di un altrettanto famoso pittore, cresce e si forma tra Granada, Parigi e Roma, circondato dallo spirito della Belle Epoque di fine ‘800. I marmi, le stoffe antiche di cui la madre era grande collezionista, gli studi dei pittori, l’entourage familiare di altissimo livello culturale, lo rendono un giovane interessato a molteplici aspetti del sapere umano. Il teatro, sua grande passione, lo porterà a ideare una lampada di luce diffusa, vera novità dell’illuminazione, da cui nascerà il Sistema Fortuny, una rivoluzione nel mondo della scenografia teatrale.
Spariscono i fondali dipinti, che vengono sostituiti da proiezioni mobili, per ottenere l’effetto en plain air e dare vita a giochi di luce. Il sistema è composto da una cupola (un quarto di sfera) che, inglobando la scena, agisce come un riflettore. Le pareti sono sostenute da un’armatura metallica, e da un meccanismo d’illuminazione indiretto, con lampade, nastri di seta girevoli, specchi e apparecchi di proiezione.
Il risultato è una scena illuminata in modo omogeneo, con sfumature di colore alternate, che regala allo spettatore un’esperienza di totale immersione in un’opera d’arte totale, un concetto di ispirazione wagneriana molto caro a Mariano Fortuny. Nella sua casa-museo è esposto un bellissimo modellino funzionante, che permette di andare dietro le quinte della teoria dell’illuminazione scenica.
Gli abiti ellenici e la stampa su stoffa
Nella sua eterna fame di sapere e di sperimentare, con la moglie Henriette (suo braccio destro per tutta la vita) iniziò a progettare macchine e progetti per la stampa su tessuto. Appassionato di sete indiane e velluti, grazie anche alle stoffe antiche che la madre collezionava, inventò nuove tecniche per stampare dei pattern multicolor sulle stoffe. Soprattutto, Fortuny passa alla storia come l’inventore del satin plisse, un plissettato ottenuto con un rullo di ceramica. Bellissimo a vedersi, è la base di partenza per ideare il famosissimo abito Delphos, ispirato alle tuniche delle Korai greche e impreziosito da perle di vetro di Murano.
L’abito Delphos lascia un’impronta senza pari sulla moda dei primi del ‘900, la sua silhouette morbida ma sensuale, classica ma moderna nella fattura, apre le porte a una moda costruita su linee flessuose, per un corpo femminile libero da busti, lacci, gabbie, sovrastrutture. Un corpo femminile moderno, che rimanda però a una classicità senza tempo.
Nel Museo Fortuny si possono ammirare molti abiti, caftani, mantelle, broccati stampati e i macchinari utilizzati per realizzarli. Durante gli anni della guerra, Fortuny e la moglie si dedicarono alla salvaguardia delle opere d’arte e alla produzione di tessuti stampati, in un’ottica più industriale.

Se volete vivere un’esperienza unica ed immergervi in una camera delle meraviglie dovete assolutamente programmare una visita al Museo Fortuny: tra marmi, busti, armature, tele, stanze trompe l’oeil e decine di abiti meravigliosi, sarà impossibile dimenticare Mariano Fortuny.
Micaela Paciotti