La stanza di Valeria de Bari

La stanza di Valeria de Bari

In questo spazio la luce è quasi sempre soffusa.

Difficilmente le lampade sono accese; solitamente le uniche fonti di luce sono una serie (tipo quelle di Natale) che incornicia il letto e un abat-jour ricaricabile da lettura. Chi entra esclama con sarcasmo: “Ma qui è Natale tutto l’anno?”.

La risposta è “Sì! Christmas is a state of mind”.

In un angolo gira un disco. I vinili si trovano in una cassettina di legno della frutta evidentemente riconvertita. C’è l’imbarazzo della scelta e dei generi tra Clash, Who, Arctic Monkeys, Beatles, Blur, Oasis, Depeche mode, Ex-Otago, Battisti.

Sul comodino ci sono un tablet, gli auricolari senza fili, un libro di cronaca nera.

La tv, attaccata alla parete con una staffa, è quasi sempre accesa nelle ore serali. Qui si divorano in streaming serie tv di ogni genere e documentari true-crime, ma si guardano anche programmi della televisione generalista come Un giorno in pretura, Chi l’ha visto, Matrimonio a prima vista, Amici di Maria. Il Sabato poi c’è C’è posta per te. Anche Eleanor Rigby, una gatta tigrata, si dimostra interessata alle storie strappalacrime di provincia.
Febbraio è un mese speciale: c’è Sanremo, un evento imperdibile per chi come me ha lavorato tanti anni in televisione come redattrice. 

Gli auricolari sono indispensabili per immergersi nell’ascolto dei podcast. Il primo giorno del mese è sempre bello, perché Stefano Nazzi esce con una nuova puntata di Indagini.

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