Adieu, Givenchy!
Diamo l’addio a Hubert de Givenchy e ripetiamo insieme senza storpiarlo: jivonscì, con un tono mellifluo e molto parisienne. Non è givenzì o givencì, occhio, che Hubert vi folgora.
Anche se già dal 1988 lo stilista si è ritirato, vendendo la sua maison al gruppo francese LVMH, è rimasto e sempre rimarrà una granitica e insuperata icona della moda. La sua carriera inizia nel ’52 e nel ’53 già la sorte lo mette su un piedistallo, facendo incrociare il suo cammino con quello di Audrey Hepburn: l’attrice veste i suoi abiti sia nella vita che nei film che interpreta, divenendo ambasciatrice del suo stile e insegnando alle donne di tutto il mondo l’eleganza.
Il binomio dei due divi va avanti per decenni, Givenchy veste l’attrice in capolavori come ‘Vacanze Romane’, ‘Sabrina’, ‘Cenerentola a Parigi’ e ovviamente ‘Colazione da Tiffany’, dove il tubino nero della Hepburn viene immediatamente elevato a icona e must-have nei guardaroba delle donne di mezzo mondo.
Tra gli anni ’50 e gli anni ’60 sono molte le creazioni originali che lo stilista lancia nelle sue collezioni: l’abito a sacco del 1953, il mantello a collo avvolgente del 1958, l’abito a palloncino e l’abito a bustino dell’anno successivo. Tutte forme nuove di capi classici, che interpretano con design e gusto armonico il corpo della donna e la modernità che si affaccia. Non a caso il suo idolo è Balenciaga, che si ritira nel 1968, lasciando a Givenchy tutta la sua clientela, che ritrova il lui tutto l’estro e l’eleganza di Balenciaga.
Grazie Hubert, se non ci hai rese tutte belle come la Hepburn e la Bacall, ci hai regalato altissimi esempi di femminilità a cui guardare.